Il blog di Chiara Cecutti

Il senso di colpa è roba da donne. Ma possiamo anche farne a meno!

Le vacanze finite da poco sono già dimenticate… Il ritmo frenetico delle mille-e-cinquecento-cose-da-fare-al-giorno-se-no-non-sono-io si è nuovamente rimpossessato di noi donne come fosse un demone. Un demone subdolo e ammaliatore, affascinante e ipnotico. Un demone irresistibile che ci spinge a trovare il tempo per fare tutto per tutti ma non sempre per noi stesse, facendoci sentire orgogliose della capacità, tutta femminile, di immolarci per gli altri. Anche quando non è necessario. Anche quando è dannoso per noi.

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Perciò, quando ieri pomeriggio ho incrociato un’amica persa di vista da qualche tempo e abbiamo scoperto, grazie a una serie di strane congiunture astrali, di avere entrambe mezz’ora libera, ho colto subito l’occasione per invitarla a prenderci un tè insieme. Quale migliore occasione per resistere al demone che, in attesa dell’appuntamento di lavoro per il quale ero in anticipo, mi avrebbe invece voluta a testa bassa a digitare come un’ossessa sulla tastiera del cellulare per riorganizzare l’infinita lista di cose da fare?

«In realtà, già che non ho trovato fila in posta, stavo pensando di approfittarne per sbrigare una commissione per mio marito» mi risponde il “demone” che abita il corpo della mia invitata. «Ma in fondo, se la fila l’avessi trovata, non l’avrei potuta fare comunque quella commissione!» conclude spazzando via il cospiratore con un guizzo da vera ribelle. “Evviva!” penso battendo mentalmente le mani per lei, lieta abbia resistito a quel certo richiamo ipnotico. Eppure, mentre sorseggiavo con soddisfazione la mia bibita preferita (resistendo alle noccioline, lo giuro!), scambiando aggiornamenti sulle ultime novità con leggerezza, e gustandomi la piacevole pausa, non ho potuto fare a meno di notare una sua certa irrequietezza. Anche mentre parlava, lei continuava infatti a guardare l’orologio con aria preoccupata e a rigirare nervosamente il ghiaccio nel bicchiere, seduta in punta di sedia. Così le ho chiesto se fosse in ritardo per qualche appuntamento che aveva dimenticato, o se si fosse presentato un problema improvviso del quale io non mi fossi accorta. «No, no, nessun problema» mi risponde. «È che mi sento in difetto per essere qui a non far nulla. E mi è venuto in mente che se non ritiro la cravatta preferita di mio marito in pulitura ci rimarrà male» aggiunge sconsolata. «In più di questo passo anche stasera finirò per mettere in tavola qualcosa dal freezer mentre avrei potuto approfittare per fare un sugo fresco per i ragazzi» conclude. «Perdonami, ma è meglio se vado.»

Che dire? Niente da fare, il suo demone alla fine l’aveva avuta vinta rovinandole quei pochi minuti di pausa che era riuscita a concedersi. E sapendo per esperienza che a nulla sarebbero valsi commenti tipo: «Ma non stai esattamente facendo nulla, ti stai prendendo una piccola pausa extra routine e tourbillon quotidiani, ritagliandoti un po’ di tempo per te stessa. Sono cose che fanno bene…», non mi è rimasto che sorriderle con calore e dirle con sincerità di andare serena, che la comprendevo. Perché la trappola in cui era caduta è comune a tante, tantissime donne ed è un tema che conosco fin troppo bene.

Ora, è naturalmente possibile che prendere un tè in mia compagnia non rappresentasse per lei l’equivalente di prendersi del tempo per sé stessa. Ma certo se mi avesse detto: «Vado, che magari riesco una volta tanto a farmi fare una manicure» sarei stata più felice per lei! Perché il senso di colpa che ci attanaglia quando mettiamo per un attimo noi stesse davanti agli altri, è deleterio per la nostra salute fisica e mentale.

Ho dedicato un intero capitolo a questo tema nel mio libro “Multitasking? No, Grazie”, perciò non mi dilungo qui a parlarne, ma la cosa assodata è che sentirci a disagio se ci prendiamo qualche minuto per noi stesse non ci fa bene, e non fa bene nemmeno a chi ci circonda. E non è certo un segreto il fatto che il tarlo del senso di colpa affligge soprattutto noi donne, creandoci ansia e insoddisfazione. Noi donne siamo infatti più propense a sentirci in debito con le persone che amiamo e frequentiamo, come mariti o compagni, amici e amiche, genitori, soprattutto se anziani, e figli. Questo in buona misura per una questione culturale e di educazione. Ma spesso e volentieri esageriamo mettendo la nostra vita nelle mani di quel demone ammaliatore senza rendercene minimamente conto.

Perciò convinciamoci che: se una sera rientriamo più tardi perché ci siamo fatte due passi per negozi e qualcun altro tornato a casa prima di noi ha preparato la cena, non c’è nulla di male. Se un collega ci chiede un turno in più e noi abbiamo già un impegno piacevole in programma, a meno che non sia proprio per una cosa grave, dire di no non è reato. Se non arriviamo a fare tutto e non ci sentiamo perfette, pazienza! Impariamo l’arte del saper dire di no e di non sentirci delle brutte persone se, oltre a voler bene agli altri, amiamo anche noi stesse.

E, per la cronaca: se ti sei immedesimata nell’amica che mi ha lasciata al bar, e vuoi liberarti di quel demone ammaliatore che si chiama “senso di colpa” ma fai fatica a farlo, contattami…  Il senso di colpa è roba da donne. Ma con un percorso di coaching possiamo anche farne a meno!

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