Da Leader a Manager Coach: il nuovo capo di una squadra vincente
Ancora una volta eccoci ricorrere a metafore sportive per introdurre il tema di oggi relativo alla gestione aziendale e delle risorse umane perché, come abbiamo avuto modo di dire più volte, i due ambiti non sono poi così distanti. Negli anni ottanta nel mondo del calcio fa il suo ingresso il Team Manager con il compito specifico di gestire direttamente la squadra con fermezza, equilibrio ed empatia non perdendo mai di vista le politiche della società. Una nuova figura di leader che è molto simile a quella che in azienda prende via via il posto del capo tradizionale, quello che controlla i suoi collaboratori non lasciando spazio alcuno alla loro autonomia, creatività e crescita, frutto di un processo di evoluzione del concetto di leadership passato negli anni attraverso varie teorie: il nuovo “capo” dai suoi collaboratori pretende sì grandi risultati in linea con gli obiettivi aziendali, ma migliorando le loro performance, e anche le proprie, e guardando a un ambiente lavorativo dove si respiri un clima disteso e collaborativo e proprio per questo altamente produttivo, ispirando le persone e portando innovazione e cambiamento.
Abbiamo parlato più volte dell’importanza dello spirito di squadra e del senso di appartenenza ad essa in ambito aziendale, importanza per i dipendenti stessi e anche per l’azienda che ne guadagna in termini di risultati concreti e quindi di numeri. Per questo oggi i team rappresentano vere e proprie strutture portanti in molte imprese: si chiamano team funzionali quelli formati dai collaboratori della stessa area che fanno capo a un unico manager, e team interfunzionali quelli che invece raggruppano collaboratori di diverse aree funzionali dell’organizzazione, come ricerca, marketing, risorse umane. Quello del team è certo un modello vincente: la condivisione dell’obiettivo e delle informazioni utili a raggiungerlo mette in moto un meccanismo che porta ogni membro del gruppo a tirar fuori le sue risorse migliori per il bene comune, come la creatività e la capacità di organizzarsi, e di mettere a disposizione della squadra tutto ciò che riguarda l’esperienza e la conoscenza individuale. Ma tra tante note positive, c’è anche qualche stecca: non è infatti difficile che un’organizzazione di questo tipo sfoci di tanto in tanto in conflitti interni tra i suoi membri. Ecco perché il ruolo del capo è importante e va riconsiderato.
Il leader di un’azienda che adotta tale modello organizzativo deve conoscerne pregi e difetti. Come detto, il concetto stesso di leadership cambia: il capo non è più colui che impartisce ordini ai suoi collaboratori al grido di “vinca il migliore”, lasciando il collaboratore al suo destino di singolo con tutte le responsabilità e il peso che ciò può comportare, nello sforzo solitario di raggiungere un obiettivo imposto. Ecco perché si punta ad abbandonare il vecchio modello chi fa da sé basato sulle prestazioni e sulla competitività del singolo, preferendo un modello, appunto, da Team. E a guardare bene appare evidente che le caratteristiche del nuovo leader coincidono in più punti con quelle richieste a un Coach, come l’empatia ad esempio, o l’ascolto attivo, o il far prendere coscienza delle proprie risorse e capacità sempre in vista dell’obiettivo aziendale e della crescita e sviluppo dell’impresa: per questo quella del coaching è una metodologia che i manager possono adottare attraverso percorsi formativi ad hoc denominati Management by Coaching, che permettono di acquisire tutte le capacità necessarie per guidare e gestire i propri collaboratori in qualità di Team Leader ma soprattutto di Manager Coach. Diventare Manager Coach significa quindi essere in grado di riconoscere il valore delle risorse in base alle competenze individuali, alle caratteristiche personali, al livello di motivazione e di integrazione nell’organizzazione, utilizzando morbidezza e fermezza con equilibrio dinamico e creativo.