Il blog di Chiara Cecutti

Le serie TV specchio dell’evoluzione dei ruoli di genere, parlano i protagonisti

La TV è lo specchio della società che cambia. Ed è per questo che in tante nuove serie televisive troviamo donne sempre più impegnate nel lavoro e nella carriera, femmine alfa che spesso hanno anche dei figli, madri che possono contare sulla collaborazione del compagno o del marito, degno esponente del cosiddetto sesso forte in, seppur lenta, metamorfosi rispetto agli stereotipi più obsoleti e stantii che lo vorrebbero capo famiglia e suo unico sostenitore in termini finanziari, con la donna in quanto tale ad occuparsi di casa e di prole. Così ci siamo fatti un giro tra le serie TV più seguite del momento sentendo alcuni dei loro protagonisti per verificare se davvero qualcosa è cambiato sia sul piccolo schermo che nella vita vera.

Prendiamo ad esempio Tutto può succedere in onda su Rai1 con la seconda stagione, dove per esempio un personaggio maschile come Luca, interpretato da Fabio Ghidoni, si occupa principalmente di faccende domestiche e figli mentre sua moglie Giulia, cui dà vita Ana Caterina Morariu, si dedica a tempo pieno alla sua brillante carriera di avvocato. Ma è così solo in televisione? “Oggi lavorare e avere una famiglia per una donna è molto più semplice rispetto a prima – ci risponde Ana Caterina Morariu – anche perché sono cambiati pure gli uomini che sono molto più disponibili a sostenere una donna che lavora, quindi da questo punto di vista c’è stato un bel progresso”. Ma per una donna oggi è più importante il lavoro o la famiglia? “Il lavoro è importante, però c’è tutta una parte di affetti e di famiglia che bisogna alimentare perché il lavoro non basta, abbiamo bisogno di dare spazio a tutte le cose e anche saper scegliere quando fermarsi. Io per esempio ogni tanto devo fermarmi, perché ho bisogno della mia famiglia e dei miei amici con i quali posso essere me stessa e rilassarmi”.

Luca di Tutto può succedere ha il suo corrispondente in Marco nella serie Amore pensaci tu in onda su Canale 5. Interpretato da Filippo Nigro, Marco è un creativo pubblicitario, ma aveva rinunciato al suo lavoro alla nascita della figlia più piccola, rientrando sei anni dopo ma solo part time e rifiutando ogni promozione o salto di carriera proprio per continuare a dedicarsi a lei e al fratello, mentre la moglie Anna, cui dà vita Giulia Bevilacqua, si dedica principalmente alla sua professione di medico ricercatore. “Marco si gode la famiglia pensando che sia un privilegio – ci spiega Filippo Nigro – e anche io la penso così, ho tre figli ai quali dedico molto del mio tempo”. Ma il pregiudizio c’è ancora? “Sì, c’è sempre una sorta di divertimento anche da parte delle altre mamme che stupite mi fanno spesso dei complimenti, ma fortunatamente non tutte le madri di oggi sono così…” Il suo opposto nella serie è Emilio Solfrizzi, uno di quei padri e mariti all’antica di cui parlavano in apertura.

Ma mai quanto Giovanni in Di padre in figlia che su Rai1 racconta l’evoluzione della società italiana dalla fine degli anni cinquanta agli ottanta, e lo fa attraverso una famiglia patriarcale costretta negli anni a mutare, così come lo stesso Giovanni, interpretato da Alessio Boni, dovrà alla fine arrendersi a tale evoluzione. Emblematica la figura femminile al suo fianco, quella di Franca la cui interprete è Stefania Rocca: “in questa serie assistiamo a come i cambiamenti del macro influiscono su quelli del micro – ci dice – rispetto a quegli anni oggi noi donne siamo messe molto bene, anche se c’è sempre modo di migliorare, soprattutto dal punto di vista culturale”. Ma forse la frase clou della serie la pronuncia Cristiana Capotondi nei panni di sua figlia maggiore Maria Teresa, quando chiede alla sua amica femminista costantemente in piazza se non sia piuttosto il lavorare, l’impegnarsi, e l’arrivare come donna a capo di un’impresa o di un’industria a fare davvero la rivoluzione.

 

 

 

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