Il blog di Chiara Cecutti

Donne scienziate, il mondo è vostro: parola di Gabriella Greison

Che cos’hanno in comune Marie Curie, Emmy Noether, Rosalind Franklin, Lise Meitner, Hedy Lamarr e Mileva Maric oltre ad aver vissuto a cavallo tra la seconda metà del 1800 e la prima del 1900? Ognuna di loro ha avuto un ruolo di eccellenza e di grande apporto nel suo campo specifico: Marie Curie, fisica, chimica e matematica polacca, scoprì la radioattività; Emmy Noether, matematica tedesca probabilmente affetta da Asperger, elaborò il teorema di Noether sulle simmetrie e le quantità conservate; Rosalind Franklin, scienziata inglese, individuò il DNA; Lise Meitner, fisica austriaca, scoprì la fissione nucleare; Mileva Maric, scienziata serba, contribuì non poco alle scoperte di suo marito Albert Einstein, probabilmente anche alla stesura della teoria della relatività; e Hedy Lamarr, nota come diva viennese, fu anche ingegnere militare e inventò il Secret Communication System, un sistema per criptare le comunicazioni radio che viene usato ancora oggi per la telefonia mobile.

Ma soprattutto hanno in comune il fatto di essere state donne scienziate eccezionali spesso non riconosciute tali, a vantaggio di uomini che si sono presi tutto il merito del loro genio, riuscendo tuttavia ad aprire la strada della scienza a molte altre donne: la Maric ad esempio visse all’ombra di Einstein ma fu tra le prime donne a studiare fisica al Politecnico di Zurigo; la Franklin non fu menzionata dai colleghi maschi Watson, Crick e Wilkins che ottennero il Nobel grazie alle sue scoperte, così come la Meitner si vide esclusa dal Nobel per la chimica andato a Otto Hahn con il quale aveva collaborato, ma fu la prima donna ad avere una cattedra in Germania così come Marie Curie fu il primo professore donna della Sorbona. Questo perché all’epoca la fisica, la chimica, la matematica, le scienze esatte in generale, erano tutte appannaggio degli uomini. Le donne non erano infatti ben viste in quei ruoli e soprattutto risultavano ai più poco credibili perché considerate maggiormente avvezze alle attività “umanistiche”, prime tra tutte quelle di accudire figli e marito. Oggi è ancora così?

È convinta di no Gabriella Greison, fisica, giornalista, autrice, attrice, che ha messo insieme queste sei eroine e le loro storie in un libro intitolato Sei donne che hanno cambiato il mondo Le grandi scienziate della fisica del XX secolo (Bollati Boringhieri) candidato al Premio Letterario Galileo la cui giuria, non per nulla, è presieduta da una scienziata, la professoressa Sandra Savaglio, docente di Astrofisica dell’Università della Calabria. La Greison si diletta a scrivere per il teatro e a portare personalmente sul palcoscenico i suoi monologhi dedicati alla fisica e alle storie dei suoi massimi rappresentanti ma in chiave tutta al femminile, come quella di Albert Einstein raccontata proprio dalla moglie Mileva Maric. E si dice certa che lo stereotipo maschilista nella scienza oggi non esiste più, proprio grazie alle sue sei muse ispiratrici, pur restando vivo e vegeto in molti altri settori della vita professionale, ma su questo fronte nutre grande fiducia nelle nuove generazioni: “i bambini lo hanno già capito – dice Gabriella Greison – loro amano più Ermione di Harry Potter, loro vanno a vedere al cinema i film in cui le principesse non aspettano il principe che le inviti al ballo o che porti loro la scarpetta giusta, ma che vogliono regnare da single!” Donne scienziate, dunque, avanti tutta: il mondo è già vostro.

 

 

 

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